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In ‘Io dico’ pensieri e parole di Giorgio Faletti, la moglie: “Era un goloso della vita”

di Redazione Espresso Italia
23/11/2025
In ‘Io dico’ pensieri e parole di Giorgio Faletti, la moglie: “Era un goloso della vita”

Poliedrico e pronto alle sfide. Curioso, desideroso di sperimentare e di mettersi alla prova. Giorgio Faletti era così: un cantante, attore, scrittore, ma anche un autore di testi per grandi interpreti della scena musicale, che ha vissuto mille vite in una sola. Un uomo “goloso della vita” guidato da una grande passione: la musica interpretata in tutte le sue declinazioni. E’ il ritratto che traccia Roberta Bellesini Faletti, vedova dell’autore di ‘Io uccido’ – thriller capace di vendere 5 milioni di copie – in occasione della pubblicazione con l’editore Gallucci di ‘Io dico’, una raccolta di citazioni tratte dai libri, dalle interviste e dalle canzoni di Faletti sulla vita, sull’amore, sulla società e sulla musica. Un libro curato dalla stessa Bellesini Faletti e da Chiara Buratti che regala le riflessioni più significative dell’artista. Un omaggio, pubblicato nella collana ‘Sounds good!’, – corredato da un ricordo dello scrittore statunitense Jeffery Deaver e da un contributo di Massimo Cotto – che arriva in prossimità di una data simbolica: il 25 novembre Faletti, morto il 4 luglio del 2014, avrebbe compiuto 75 anni.

Intervistata dall’AdnKronos, Bellesini Faletti spiega che “Giorgio era un goloso della vita. Era una persona che l’amava a 360 gradi”. Un’attitudine che non riguardava soltanto “l’ambito artistico, ovvero la sua carriera”. Era una “persona che amava sperimentare anche nella vita privata, ad esempio con gli sport: aveva provato di tutto, dalla vela alla pesca subacquea. Ha dimostrato che, anche come pilota di rally, aveva da dire la sua” visto che è stato “nel 1992 uno dei piloti del Rally di Sanremo nella squadra ufficiale della Lancia Delta Martini. Era, quindi, un goloso della vita, tutto quello che lo attirava lo sperimentava”.
Versatile a tutto tondo, Faletti ha indossato tante ‘divise’ diverse. Ma quando si calava nelle sue sfide professionali era guidato da una stella polare: l’amore per la musica. “L’ambito che prevale sugli altri, era sicuramente la musica, il fatto di poter comporre dei versi utilizzando la parola e accompagnandola a una melodia”. Questo perché “scriveva anche le musiche e non solo i testi delle canzoni: sicuramente era l’ambito professionale e artistico nel quale si ritrovava al 100%”. Un amore, quello per la musica, che infatti l’ha portato a comporre brani per pezzi da 90 come Mina, Milva e Angelo Branduardi. “Per Mina – ricorda Bellesini – scrisse il testo di ‘Traditore’ incluso nell’album Caterpillar”.
Tutto ciò senza dimenticare – scontato dirlo – l’esibizione al Festival di Sanremo del 1994 con
‘Signor Tenente’: canzone che segnò la sua prima apparizione come cantautore che gli permise di raggiungere il secondo posto.

“Un brano – osserva Bellesini Faletti – che ha rappresentato un prima e un dopo. Prima di ‘Signor Tenente’
eravamo abituati a canzoni un po’ più leggere, dopo arrivarono le canzoni che mettevano in risalto problemi legati alla nostra società”.
Non solo musica, però.
Giorgio Faletti è stato pure un romanziere di successo mettendo a segno colpi editoriali di peso: oltre al boom di ‘Io uccido’ del 2002, basti ricordare ‘Io sono Dio’ del 2009 e ‘Niente di vero tranne gli occhi’ del 2009. Come approdò alla scrittura? “Era un grandissimo lettore, leggeva tantissimo; amava gli scrittori di thriller americani, gli piaceva molto quel tipo di letteratura”.
Non basta: “Nella sua vita ha sempre scritto. Ogni tanto, quando aveva del tempo libero, scriveva racconti. La prima cosa che ha scritto è stata una serie di racconti di stampo horror. Non è un caso che il suo romanziere preferito era Stephen King”. Dai racconti al romanzo il passo fu breve, “scelse il thriller perché era la tipologia di libro che lo appassionava”, racconta Bellesini Faletti.

L’artista, insomma, è passato di esperienza in esperienza, mettendosi sempre in gioco. Ed è proprio questa l’eredità più grande che ha lasciato alle generazioni più giovani: andare sempre ‘oltre’ con coraggio e determinazioni senza accontentarsi dei risultati raggiunti.
“Il messaggio che ha lasciato – evidenzia la vedova di Faletti – è che bisogna mettersi sempre in gioco anche quando si raggiunge un successo. Il suo insegnamento è stato quello di non cedere mai alla tentazione di sedersi sugli allori, ma di andare sempre a cercare nuovi ambiti nei quali mettersi in discussione. Questo è il messaggio che voleva dare Giorgio soprattutto ai giovani con cui amava tantissimo lavorare. E’ questo uno dei motivi per cui scelse di fare il film ‘Notte prima degli esami’. D’altra parte, all’epoca Fausto Brizzi e Marco Martani erano agli esordi a livello di regia”, conclude Roberta Bellesini Faletti.

(di Carlo Roma)

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