Ha spiegato di aver scelto “un luogo simbolo del potere economico” e di aver aggredito a caso una donna che non conosceva per colpire “il contesto” additato come il responsabile del suo “licenziamento”. Vincenzo Lanni, 59 anni, della Bergamasca e con problemi psichiatrici, dieci anni fa aveva perso il lavoro come programmatore informatico e la sua “insofferenza”, che allora lo aveva portato ad infierire su due anziani e poi in carcere, si sarebbe riproposta ieri mattina.
Tre minuti prima delle 9, in piazza Gae Aulenti, ha accoltellato Anna Laura Valsecchi, la manager di Finlombarda, che per miracolo è viva. Mentre lei stava camminando in un vicolo verso la torre UniCredit, per raggiungere il suo ufficio, si è soffermato 30 secondi, ha atteso che lei gli passasse di fianco, e poi si voltato e l’ha pugnalata alla schiena. Un gesto fulmineo, come fulminea è stata la sua fuga finita verso sera: alle 19.20 è stato rintracciato in via Vitruvio, nell’albergo dove viveva da giovedì scorso, da quando è stato allontanato da una delle comunità di Exodus, quella nel varesotto, per cattiva condotta. “L’ho fatto”, ha proferito al militare che gli stava chiedendo le generalità, senza aggiungere altro se non indicare dove aveva gettato il giubbotto. Nella stanza dell’hotel sono stati trovati alcuni degli indumenti che, come risulta dalle immagini delle telecamere, indossava al momento della brutale aggressione , mentre il coltello da cucina ha detto di averlo acquistato nei giorni scorsi. E poi, una volta portato al comando, ha detto: “spero che la donna che ho colpito stia bene”.
In piena notte al pm Cristiana Ria che con il procuratore Marcello Viola coordina le indagini delegate ai Carabinieri, il 59enne, si è giustificato adducendo l'”insofferenza” per essere stato licenziato e il suo risentimento per essere stato messo alla porta dalla comunità in provincia di Varese: lì, dopo aver espiato la condanna per i due tentati omicidi di 10 anni fa nel carcere di Bollate, ha trascorso tre anni in misura di sicurezza disposto dal Tribunale di Bergamo e lì è rimasto per curarsi fino alla scorsa settimana. Misura che un anno fa non gli è stata più rinnovata, in quanto per i magistrati della Sorveglianza non era più socialmente pericoloso. E proprio sul suo iter giudiziario, che ha visto anche relazioni che hanno stabilito un vizio parziale di mente dell’uomo, la Procura milanese sta effettuando approfondimenti.
“La persona in questione – ha tenuto a chiarire Exodus – è stata accolta pro-bono all’interno della nostra struttura nell’ambito di un percorso di reinserimento sociale a maggio del 2020, prima attraverso la misura dell’affidamento in prova ai Servizi Sociali e poi, terminata la pena, ha proseguito con la misura di sicurezza rivalutata di anno in anno”. Anche “dopo il raggiungimento dello stato di libertà – hanno proseguito dalla cooperativa sociale – ha scelto volontariamente di proseguire il proprio cammino con noi, con l’obiettivo di completare il progetto di accompagnamento verso l’autonomia”. Un percorso ‘privato’, dunque, dopo che era tornato libero, ma che ieri è naufragato. Il pm ha chiesto la convalida del fermo e la misura cautelare del carcere, la più idonea a evitare il pericolo di reiterazione del reato: tentato omicidio e porto abusivo di armi. L’interrogatorio del gip dovrebbe essere dopodomani. .
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