Sarebbe stato il compagno di cella a violentare in carcere un detenuto disabile, recluso nella casa circondariale di Cerialdo a Cuneo. L’uomo, 61enne italiano, alle spalle vari anni di detenzione per truffa e lesioni personali oltre a episodi di autolesionismo e tentativi di suicidio, ha denunciato la violenza subita ai primi giorni di novembre, durante un colloquio con la psicologa del penitenziario.
Le violenze, confermate dal referto ospedaliero, sarebbero avvenute nel padiglione ‘Gesso’, all’interno della sezione in cui vige la cosiddetta sorveglianza dinamica. Dalle ore 9 fino alle 19 i reclusi a bassa e media sicurezza possono circolare all’interno della sezione. A sorvegliarli c’è un solo agente che si divide su tre piani, ciascuno dei quali ha 17 celle. Dopo le 19 però c’è l’obbligo di fare rientro fino al mattino dopo. È nella solitudine della cella che la vittima e il presunto aggressore condividevano da poco tempo che si sarebbe consumato lo stupro.
L’indagato è un detenuto di origine africana, in carcere per reati connessi allo spaccio. Aveva in teoria il compito di aiutare il compagno di cella, non autosufficiente, nella gestione delle attività quotidiane. Entrambi si trovano tuttora al Cerialdo, in isolamento.
Il carcere di Cuneo ospita un numero di detenuti che dai 240 reclusi del settembre 2022 è passato a circa 400, poco meno della metà dell’intera popolazione carceraria rinchiusa nei quattro penitenziari del Cuneese e sorvegliata da oltre 400 agenti di polizia penitenziaria. Gli extracomunitari rappresentano il 66% dei detenuti in un carcere che vede la compresenza di due circuiti diversi, la media sicurezza e il 41 bis. Solo pochi mesi fa, in occasione della festa del corpo di polizia penitenziaria, il direttore Domenico Minervini aveva evidenziato come il recente riconoscimento di istituto di primo livello a incarico superiore non sia stato “accompagnato da subito dal potenziamento delle risorse umane a disposizione”.
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