C’è un nuovo personaggio pubblico tra quelli spiati con il software Graphite prodotto dalla ditta israeliana Paragon. Si tratta di Francesco Nicodemo, ex spin doctor di Matteo Renzi quando era segretario del Pd e presidente del Consiglio e comunicatore che cura la comunicazione di parlamentari Dem, oltre che di aziende.
Lo ha reso noto il sito online Fanpage.it il cui direttore, Francesco Cancellato, fu tra i primi a risultare spiato con Graphite. La notizia ha suscitato l’indignazione delle opposizioni che incalzano il governo chiedendo di sapere se Nicodemo, così come altri prima di lui, sia stato spiati da apparati dello Stato.
Nicodemo, fondatore dell’agenzia di comunicazione Lievito, ha raccontato a Fanpage di aver ricevuto il 31 gennaio scorso il messaggio da Whatsapp Support in cui si spiegava che il suo smart phone era spiato. Un messaggio che inizialmente aveva creduto fosse una truffa telefonica o phishing ed aveva quindi ignorato, salvo poi capire che era vero e che si trovava nella stessa situazione di Cancellato, o di don Matteo Ferrari, o di attivisti come Luca Casarini.
“Nelle conversazioni che potrebbero aver scaricato dal mio telefono – ha raccontato a Fanpage – ci sono i messaggi di tanti candidati e di tanti parlamentari. Noi lavoriamo alla comunicazione digital dei gruppi parlamentari del Pd. Oltre al fatto che se anche ho smesso con la politica attiva, il Pd è la mia famiglia di origine e con moltissimi dirigenti, parlamentari, sindaci ho rapporti personali consolidati da decenni”‘.
Per fare alcuni esempi, Nicodemo ha ricordato di aver curato la campagna di Stefania Proietti in Umbria, di Andrea Orlando in Liguria o di Vittoria Ferdinandi a Perugia. Proprio lo spionaggio delle campagne elettorali viene stigmatizzato dal vicepresidente della regione Umbria, ed ex segretario regionale del Pd, Tommaso Bori: “Non si tratta di un episodio tecnico o di un incidente digitale: è un attacco diretto alla democrazia, alla fiducia dei cittadini nelle istituzioni e al diritto di ognuno di partecipare alla vita pubblica senza paura di essere sorvegliato o manipolato”.
Bori ha chiesto “che si faccia piena luce”, analogamente a quanto chiesto dal parlamentare del Pd Arturo Scotto, che si è dichiarato “sconcertato dalla notizia pubblicata su Fanpage, un “fatto molto grave” da non prendere “sottogamba”, ha aggiunto. Così come Enzo Amendola ha parlato di “notizia allarmante” . A finire sul banco degli imputati è il governo, per le mancate risposte sui precedenti casi di spionaggio divenuti noti.
All’esecutivo si sono rivolti perché “dia risposte” diversi parlamentari Dem, come Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Pd, il senatore Walter Verini e Matteo Ricci, tra gli uomini più vicini a Renzi quando era segretario del partito. Tra l’ironico e lo sconfortato il commento del senatore Filippo Sensi, che fu portavoce di Renzi: “Siamo un paese in cui non si sa chi, diciamo così, può decidere di spiare le persone per fini che immaginiamo bene. Fossimo di fronte a gente seria, grideremmo Watergate. Ma con questi, siamo a Monty Python”.
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