NORCIA – Norcia era tutta un fermento, oggi. Nella piazza centrale, tra gli edifici ancora impacchettati dai lavori (in via di conclusione) e con le gru sulla testa, le persone – passanti, cittadini, tanti giornalisti – avevano gli occhi fissi su un punto: la Basilica di San Benedetto. Ovvero il simbolo di quel 30 ottobre di nove anni fa, quando le immagini aeree la mostrarono sventrata come da una bomba. A colpirla era stato il terremoto più forte di una scia sismica che tra il 24 agosto 2016 e il 18 gennaio 2017 ha sconvolto il Centro Italia, portando con sé un totale di 303 morti, 388 feriti, 41mila sfollati e la distruzione di interi borghi, tra cui Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. Ma ora, dopo quasi dieci anni, la Basilica è finalmente tornata intera, per essere vissuta dalla sua comunità spezzata dal dolore. Dalla facciata all’abside, fino al soffitto. Un lavoro necessariamente certosino, perché ha previsto il recupero del maggior numero possibile di pietre, in larga parte riposizionate nel punto originale oppure in posti coerenti con le loro dimensioni e la necessaria stabilità della struttura. Ciascun pezzo è stato perciò catalogato e analizzato dagli esperti messi in campo attraverso l’intesa tra Eni – sponsor tecnico del progetto – e il commissario straordinario per la ricostruzione, il Ministero della Cultura, l’Arcidiocesi di Spoleto e Norcia, la Regione Umbria e il Comune di Norcia. Permettendo di fatto uno studio dettagliatissimo dell’edifico, che ora conserva meno segreti di nove anni fa. Tra questi ci sono i due affreschi comparsi alla sinistra dell’ingresso, segno di come persino le ferite più profonde possano costruire bellezza. “Norcia ritrova oggi se stessa. Ma non si era mai persa – ha commentato il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, durante la presentazione dei lavori -. Per il popolo umbro questi sono traumi che si infrangono sulla tenacia”. La basilica ora riproduce l’aspetto settecentesco, ma è stata progettata con la volontà di non creare un falso attraverso la riproduzione completa dell’aspetto originale. “Ci sono perciò dei vuoti, come alcune cornici, che col tempo potranno essere riempiti – ha spiegato Paolo Iannelli, già soprintendente speciale per le aree del sisma e ora coordinatore dei lavori di restauro della Basilica di San Benedetto -. Quanto ai colori, abbiamo usato quelli emersi dalla descialbatura e dall’analisi stratigrafica della pietra, nel rispetto delle regole del restauro”. Vito Barozzi, fondatore di Cobar Spa, ha chiarito: “Abbiamo recuperato e ricollocato la maggior parte dei conci crollati, utilizzando metodi e tecnologie moderne per rendere l’edificio antisismico”. “Oggi vediamo il frutto di un impegno comune che ha portato a un risultato straordinario, quasi una resurrezione”, ha detto Giuseppe Zafarana, presidente del cda Eni. “Riusciamo a restituire un simbolo di fede e di comunità – ha aggiunto Ledvin Zardini, Ad di Eni Servizi – siamo anche felici perché siamo riusciti a rispettare i limiti di questo incarico, soprattutto la tempistica”. Per la presidente della Regione, Stefania Proietti, “da questa riapertura ripartirà e si accelererà la ricostruzione”. “Benedetto ritrova la sua casa e continua a parlare a noi e al mondo e ci insegna un modo altro, come lui lo ha interpretato, di costruire la società e di guardare al bene comune”, ha aggiunto monsignor Renato Boccardo, vescovo della diocesi di Spoleto-Norcia. Al che Guido Castelli, commissario straordinario del governo per la riparazione e la ricostruzione sisma 2016, ha riflettuto sul fatto che proprio il santo “ricorda che per ricostruire non bastano le pietre, ma ci vogliono le comunità”. Mentre il sindaco di Norcia, Giuliano Boccanera, ha affermato che se San Benedetto inventò la regola di “ora et labora, si tratta proprio di quello che abbiamo fatto noi in questi nove anni”. Alla fine di questo pomeriggio di festa, a cui domani seguirà la prima messa, le luci del videomapping realizzato da Eni hanno illuminato la chiesa, sottolineandone i contorni, colorandone il rosone, riportandovi sopra le parole del patrono d’Europa. In piazza, il silenzio tombale delle decine e decine di abitanti accorsi per l’evento. Tanti i cellulari per ricordare il momento, ma pure i musi di bambini in braccio a mamme e papà che guardavano la basilica: molti non l’avevano mai vista così. Il loro applauso, all’aprirsi del portone, è stato il più dolce.
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