“Ribadiamo che la lettera degli
abbonati affermava l’intenzione di non rinnovare l’abbonamento
qualora l’incarico di Beatrice Venezia fosse diventato
esecutivo”. Lo dicono gli abbonati del Teatro La Fenice
sostenitori della protesta dopo che “il sovrintendente Nicola
Colabianchi ha annunciato un aumento del 7% degli abbonamenti
per la stagione 2025/2026 e che solo pochi dei vecchi abbonati
non hanno rinnovato l’abbonamento”.
“Nella nostra protesta – sottolineano – non sono coinvolte le
stagioni lirica e sinfonica 2025/2026, integralmente pianificate
dal precedente sovrintendente Fortunato Ortombina, e dove non è
prevista alcuna funzione della preannunciata e contestata
neoeletta direttrice musicale”.
“Il sostegno del pubblico in favore della mobilitazione delle
lavoratrici e dei lavoratori del Teatro è inequivocabile, e si è
manifestato con applausi particolarmente prolungati e partecipi
prima dell’esibizione con il lancio di volantini, con voci di
incoraggiamento” affermano gli abbonati facendo riferimento
all’inaugurazione della Stagione Lirica 2025-2026 con La
clemenza di Tito di Mozart.
“I sette minuti di applausi tributati al termine della serata
inaugurale erano diretti all’orchestra e al coro del Teatro, al
direttore Ivor Bolton e a tutto il cast, non certo alla gestione
del sovrintendente Colabianchi, come sostiene tendenziosamente
parte della stampa e il senatore Speranzon. Le frasi di dileggio
pronunciate dal sottosegretario Mazzi e dal sindaco Brugnaro
mostrano come il terreno del contendere si sia esteso dalla
prepotenza delle nomine imposte a un attacco diretto alla
professionalità e alla dignità del lavoro” affermano.
“Continuiamo a manifestare il nostro sostegno alle lavoratrici e
ai lavoratori della Fenice per affermare insieme la dignità del
Lavoro, della Musica, del Teatro e della Città. Ci auguriamo che
la Direzione del Teatro tenga conto del messaggio del pubblico e
riveda le sue posizioni” dicono. per le firmatarie e firmatari
della lettera aperta degli abbonati del 4 ottobre 2025, Anna
Pizzati, Pisana Visconti.
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