Promuovere la conoscenza del Risorgimento italiano e dei fondamentali valori politico-culturali e civili che lo hanno caratterizzato. Ma al tempo stesso offrire un riconoscimento tangibile alle personalità, italiane e straniere, che si sono distinte per il loro contributo alla ricerca scientifica e alla divulgazione storica sui temi, i fatti, le figure e le idee che hanno segnato l’Ottocento italiano ed europeo. Con questi obiettivi è nato il Premio Nazionale Risorgimento, organizzato dall’Istituto per la storia del Risorgimento (Isri) con il patrocinio del Ministero della Cultura. I riconoscimenti verranno assegnati il prossimo 29 novembre, alla presenza del ministro della Cultura Alessandro Giuli, nel corso di una cerimonia che avrà luogo a Roma presso la Sala Spadolini del Ministero della Cultura.
“Nel corso degli ultimi mesi – spiega A
lessandro Campi, direttore dell’Isri – due giurie composte da studiosi italiani e stranieri e da giornalisti e operatori culturali hanno esaminato le diverse candidature raccolte. Un lavoro non facile, considerata il valore dei nomi e dei volumi che sono stati segnalati. Ma le scelte fatte sono state alla fine ben ponderate ma soprattutto di grande qualità”. Tre le sezioni previste. Il Premio alla carriera, dedicato a una personalità italiana o straniera che abbia dato un significativo contributo scientifico allo studio del “lungo Risorgimento”. Il Premio per la divulgazione storica, destinato a una personalità italiana o straniera che abbia contribuito in modo significativo alla divulgazione storica del “lungo Risorgimento”. Il Premio libro dell’anno, assegnato a un’opera storica pubblicata in Italia o all’estero che abbia offerto un contributo innovativo agli studi sul “lungo Risorgimento”. Alle fine i riconoscimenti sono stati così assegnati dalle due Giurie tecniche. Per quanto riguarda il complesso dell’opera scientifica, il Premio è andato alla storica francese Catherine Brice, a lungo docente di storia contemporanea presso l’Institut d’études politiques di Parigi e attualmente professore emerito all’Università di Parigi.
Allieva di Jacques Droz e Pierre Milza, la Brice si è occupata nel corso della sua carriera accademica della storia italiana tra Otto e Novecento, di cui è considerata tra i maggiori esperti in Francia. Specialista in particolare del Risorgimento e dell’Italia liberale, ha studiato a lungo il rapporto tra monarchia sabauda e identità nazionale, il tema dell’esilio politico nei suoi aspetti economici, le politiche di risarcimento delle vittime politiche del Risorgimento, il ruolo della monumentalità e del simbolismo politico nella costruzione dello Stato unitario, le vicende della città di Roma in età napoleonica. Tra i suoi lavori monografici: Monumentalité publique et politique à Rome: le Vittoriano (1998); Histoire de Rome et des Romains de Napoléon Ier à nos jours (2007), Monarchie et identité nationale en Italie, 1861-1900 (2010), Histoire de l’Italie (2003). Oltre alle molte curatele e opere scritte in collaborazione con altri autori: La memoria perduta. I monumenti ai caduti della Grande Guerra a Roma e nel Lazio (1998), Exile and the Circulation of Political Practices, 19th Century (2020) e Asile-Exil. Du droit aux pratiques, XVIe-XIXe siècle (2022).Il Premio alla divulgazione storica, assegnato da una giuria apposita, è invece andato al giornalista, scrittore e saggista Dino Messina, storica firma del “Corriere della Sera”, giornale dove ha lavorato trent’anni e con il quale collabora con articoli di attualità e cultura. Nella sua veste di divulgatore storico, Messina nel 1997 ha pubblicato il volume C’eravamo tanto odiati (Baldini & Castoldi), nel quale ha messo a confronto le vicende del partigiano Rosario Bentivegna e del ‘ragazzo di Salò’ Carlo Mazzantini. Ha scritto inoltre il libro inchiesta Salviamo la Costituzione italiana (2008) e i saggi 2 giugno 1946. La battaglia per la Repubblica (2016), Italiani due volte. Dalle foibe all’esodo: una ferita aperta nella storia italiana (2019) e La storia cancellata degli italiani (2022) sugli effetti negativi della ‘cancel culture’. Sul Risorgimento, in particolare, ha pubblicato il volume Italiani per forza. Le leggende contro l’Unità d’Italia che è ora di sfatare (2021), incentrato sull’unità nazionale e le dispute neoborboniche.Il Premio libro dell’anno – riferito alle opere pubblicate, anche all’estero, nel corso del 2023 – è infine andato al Maurizio Isabella, da molti anni docente di Storia moderna presso il Queen Mary College della University of London. Già research fellow al Birkbeck College, University of London, e Stanley J. Seeger Fellow alla Princeton University, Isabella – uno degli storici più brillanti della sua generazione – è stato premiato per il suo libro Southern Europe in the Age of Revolutions, pubblicato dalla Princeton University Press e dedicato alla dialettica rivoluzione-controrivoluzione nei Paesi dell’area mediterranea nei primi decenni dell’Ottocento. Un‘opera che già gli è valsa diversi riconoscimenti a livello internazionale per il suo carattere innovativo sul piano metodologico – a cavallo tra storia culturale e storia politica – e per la quantità straordinaria di materiali e documenti sui quali è stata costruita. Tra gli altri libri di Isabella, Risorgimento in esilio. L’internazionale liberale e l’età delle rivoluzioni pubblicato in Italia nel 2009.
Infine, il Premio speciale della Giuria, che è stato assegnato al Presidente emerito della Corte Costituzionale
Giuliano Amato per il suo volume, pubblicato nel 2023, C’era una volta Cavour. La potenza della grande politica, nel quale Amato – mescolando virtuosamente il suo doppio ruolo di accademico e di uomo politico a lungo attivo nelle istituzioni – ha raccolto e commentato dieci celebri e importanti discorsi e scritti dello statista piemontese, mettendone in rilievo sia le capacità di tessitore politico e negoziatore diplomatico, sia la solida visione del futuro e la lungimiranza basata su forti convinzioni ideali. Esattamente le due caratteristiche che hanno consentito a Cavour di svolgere un ruolo decisivo nel processo di costruzione dell’unità italiana. Una lezione di metodo e di contenuto secondo Amato ancora oggi estremamente attuale.
“Attraverso l’assegnazione di questi riconoscimenti – conclude Alessandro Campi – certamente abbiamo inteso ribadire l’importanza dei valori di unità, libertà e impegno civile promossi durante il Risorgimento e che sono, ancora oggi, il fondamento della nostra identità nazionale. È questo d’altronde uno degli obiettivi istituzionali perseguito dall’Istituto per la storia del Risorgimento italiano sin dalla sua fondazione nell’ormai lontano 1935. Ma ci premeva anche far conoscere e valorizzare il contributo allo studio del Risorgimento dato ancora oggi da importanti e appassionati studiosi anche fuori dai confini nazionali. Segno che quella fase della storia italiana continua ad essere oggetto di attenzione e ricerca, di riflessione e dibattito, per quanto siano nel frattempo cambiati gli approcci di studio, le metodologie d’indagine e le sensibilità collettive. La storia è per definizione uno strumento di conoscenza e un fattore identitario. Quella del Risorgimento, per un paese come l’Italia, lo è a maggior ragione. E promuoverne lo studio è anch’esso uno degli obiettivi che da sempre persegue l’Istituto. Questo Premio alla sua prima edizione vuole dunque essere anche un riconoscimento simbolico a tutti i grandi maestri che nel corso dei decenni hanno contribuito ad una conoscenza sempre più dettagliata, critica e obiettiva del nostro passato”.