Si intitola “La ragazza dai pantaloni verdi – Giusy, la Juve, l’Heysel” e racconta la breve vita di Giuseppina Conti, 17enne di Arezzo, residente nella frazione di Rigutino, appassionata di sport e della Juventus, finita tragicamente il 29 maggio 1985 allo stadio di Bruxelles, poco prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Il libro è edito da Effigi (www.cpadver-effigi.com) ed è stato scritto da Luca Serafini, giornalista del Gruppo Corriere – Corriere di Arezzo in occasione del 40esimo anniversario della strage dell’Heysel, in cui morirono 39 persone, di cui 32 italiane, e ne rimasero ferite oltre 600.
Serafini ricostruisce la tragedia e i messaggi che arrivano a 40 anni di distanza, grazie alla figura della ragazza raccontata attraverso testimonianze, appunti, oggetti e fotografie. In apertura, il lbro presenta i contributi di Marco Tardelli, Francesco Moser e Nelson Piquet, che erano gli idoli di Giusy, e di Andrea Lorentini, presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime dell’Heysel, figlio di Roberto Lorentini, l’altro aretino morto nella strage causata dalla violenza degli hooligans nella curva Z. Il medico Roberto Lorentini morì come Giusy travolto dalla calca mentre stava assistendo un giovanissimo rimasto anch’esso schiacciato dalla folla. Si deve al compianto Otello, padre di Roberto e nonno di Andrea, la battaglia legale per verità e giustizia condotta dall’associazione dei familiari.A metà degli anni Ottanta, mentre impazzano i Duran Duran e al cinema spopolano film come “Il tempo delle mele”, una ragazza aretina di 17 anni spalanca gli occhi sulla vita, tra studio e sport: frequenta il liceo Classico, si immagina il suo futuro tutto da costruire, in polizia o forse come giornalista. Giuseppina, che è brava a scuola e gioca bene a tennis, preferisce essere chiamata Giusy, nome più breve e moderno, e si emoziona con la Formula 1 e le corse di biciclette. Ma quando vede il pallone è gioia pura. Ama il calcio, segue l’Arezzo, la squadra di quella città a pochi chilometri da casa dove va ogni mattina per le lezioni: conosce uno ad uno nomi e volti dei giocatori. Ma la Juventus di Platini è la sua grande passione. Esulta e soffre per i colori bianconeri. Insegue il sogno della Coppa dei Campioni. Ad Atene è allo stadio a seguire la finale, ma sarà una delusione. Il 1985 è l’anno in cui l’impresa può riuscire e va allo stadio Heysel di Bruxelles. Stavolta con lei nella capitale belga c’è anche il babbo Antonio. “Ciao, torno con la Coppa”, dice salutando i compagni a scuola e la mamma a casa. Ma il calcio che Giusy ama, quella sera di 40 anni è avvelenato dalla violenza di tifosi come belve e dalle colpe di chi avrebbe dovuto organizzare in sicurezza un grande evento. Il telecronista Bruno Pizzul racconta in diretta una terribile pagina di storia, che non è più sport. “La ragazza dai pantaloni verdi” diventa un angelo, l’angelo dello sport, uno dei 39 angeli dell’Heysel.