L’Italia parteciperà alla 70/a edizione dell’Eurovision Song Contest, in programma a Vienna dal 12 al 16 maggio 2026.
L’annuncio ufficiale della Rai è arrivato in serata, a 24 ore dalla decisione di Spagna, Irlanda, Olanda e Slovenia di ritirarsi dalla gara in polemica contro la scelta dell’assemblea dell’Ebu, l’European Broadcasting Union che organizza l’evento, di confermare la presenza di Israele, la cui esclusione era stata richiesta da più parti a causa delle azioni militari a Gaza.
Un boicottaggio che era nell’aria da settimane, in segno di protesta anche contro i doppi standard dell’Ebu, che nel 2022 ha escluso la Russia – dopo l’invasione dell’Ucraina – e che l’anno precedente non ha fatto partecipare la Bielorussia, dopo la contestata rielezione del presidente Alexander Lukashenko.
“In qualità di membro dei Big Five (con Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, ndr) l’Italia – ha sottolineato la Rai – è da sempre tra i Paesi che hanno creduto e investito nell’Eurovision Song Contest, contribuendo in modo significativo, anche economicamente, al suo sviluppo e al suo successo internazionale. Negli ultimi anni il nostro impegno è cresciuto costantemente, a testimonianza del valore che attribuiamo a un evento che rappresenta la più longeva manifestazione musicale internazionale, capace di unire culture diverse in una celebrazione comune. L’impegno di Rai all’interno della competizione è conferma della volontà di rafforzare il ruolo dell’Italia nella promozione di musica, cultura e spettacolo a livello internazionale”.
Di qui la scelta di sostenere “la partecipazione del broadcaster pubblico israeliano Kan alla prossima edizione”. Sulla stessa linea la Francia, che resterà in competizione: intervistato dall’agenzia France Presse, un portavoce di France Télévisions ha ribadito il sostegno dell’emittente pubblica d’Oltralpe alla partecipazione di Israele.
E il ministro degli Esteri, Jean-Noël Barrot, si è rallegrato su X “che l’Eurovision non abbia ceduto alla pressioni e che la Francia abbia contribuito ad impedire il boicottaggio di Israele”, lanciando un appello a “rifiutare categoricamente l’oscurantismo promosso dai promotori del boicottaggio nei teatri come nelle università. Si dovrebbe, per opposizione alla politica di un governo, spingere l’idiozia fino a vietare i romanzi di David Grossman, i film di Amos Gitaï, i concerti di Avishai Cohen e di Daniel Barenboïm?”.
Analoga la posizione di Berlino: “Israele appartiene all’Eurovision, non è c’è alcun dubbio su questo. Deploriamo che altri Paesi si ritirino dal festival”, ha sottolineato il portavoce del governo tedesco, Sebastian Hille. Tra i Big Five, i Paesi che assicurano il maggior sostegno economico all’Ebu, al momento si è sfilata solo la Spagna: una scelta finita nel mirino del leader del partito conservatore, il Partido Popular, Alberto Nunez Feijoo, che ha parlato di “ipocrisia”.
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