Non poteva che iniziare da
Pasternak e Sostakovic il ciclo di incontri realizzato dal
teatro alla Scala e da fondazione Feltrinelli ‘Note di storia’
quest’anno dedicato a Musica, intellettuali, censura.
D’altronde quelle dell’autore del Dottor Zivago e del
compositore di Lady Macbeth del distretto di Mcensk, opera che
il prossimo 7 dicembre inaugurerà la stagione lirica del
Piermarini, sono due storie avvincenti, con protagonisti
Feltrinelli e la Scala, di come da Milano si è riusciti (o
almeno si è tentato) di superare la censura.
Come il romanzo di Pasternak sia avventurosamente arrivato a
Milano nelle mani di Giancarlo Feltrinelli, che lo ha pubblicato
– primo al mondo – è un fatto che fa parte della storia della
letteratura mondiale. Non molti sanno che anche la Scala tentò
di ‘replicare’ un colpo simile portando alla Scala Katerina
Izmajlova, la seconda edulcorata versione di Lady Macbeth, come
raccontano i documenti degli archivi del teatro.
Oggi di questo hanno parlato lo scrittore David Bidussa e il
sovrintendente scaligero Fortunato Ortombina.
Censurato in patria, criticato negli anni ’30 proprio per la
Lady Macbeth, Sostakovic scrisse la nuova versione che nel 1958
Francesco Siciliani, allora direttore artistico della Scala, gli
propose di portare a Milano nella stagione 58/59. Il compositore
non aveva però ancora concluso il lavoro ma era ben disposto
tanto che si arrivò a una ipotetica data della prima: il 18
marzo 1959.
Sembrava tutto talmente fatto che l’annuncio dell’opera è
nelle locandine della stagione, pur senza data. Però l’opera
tardava ad arrivare, Visconti e il cast attendevano la partitura
dell’opera. Sostakovic scrisse un telegramma a Siciliani per
dirgli che sarebbe arrivata dopo la prima a Leningrado nel 1959.
Ma la prima si tenne a Mosca nel 1962.
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