Successo alla prima de “Le Grand
Macabre”, circa cinque minuti di applausi in un teatro
strapieno. Il Teatro Massimo ha inaugurato stasera la Stagione
2024-2025. Un’apertura coraggiosa, audace, la prima che vede
Marco Betta soprintendente a tutti gli effetti dopo la sua
riconferma, e l’ultima inaugurazione per il direttore musicale
Omer Meir Wellber che ha voluto fortemente un’opera
contemporanea: “Le grand Macabre” di Gyorgy Ligeti. Autore di
riferimento dell’avanguardia musicale del secondo 900.
Wellber ha ritenuto di spiegare il senso dell’operazione:
“staremo insieme un’ora e mezza come in un asilo, in un gioco
per bambini”. Fischi, contestazioni, ma erano finti, come finta
sarà la protesta inscenata dal coro che accerchia la platea. E
per somma burla le contestazioni sono scritte nella partitura di
Ligeti. Magari Wellber le ha enfatizzate, ma l’autore le aveva
previste. Urla, grida e canto, difficile distinguere gli uni
dagli altri. Ma questo è il bello di un’opera contemporanea. Si
inizia con una sinfonia di clacson registrati su diverse
tonalità. E poi dissonanze a profusione. Nekrotzar e lo zar
della morte ed ecco la crudeltà del regime sovietico con le sue
spie, con il controllo spietato degli ungheresi, come dei
polacchi e di tutto l’Est. Ligeti fu profeta con quest’opera
teatrale, solo che oggi è divenuta realtà. La morte, le guerre,
il degrado politico e morale, i due politici che si insultano
con un linguaggio che farebbe arrossire soldati di prima leva.
Il mondo descritto dalla regista Barbora Horakova col massimo
sarcasmo è fedele al pensiero di Ligeti.
Brava Barbora e bravi i cantanti sottoposti a una fatica
scenica e vocale non facile d’affrontare. Il coro inneggia “Al
nostro grande leader” e sempre nella storia torna il desiderio
di avere l’uomo forte al comando. Se Wellber voleva dimostrare
quanto sia cresciuta l’orchestra sotto la sua guida ci è
riuscito. Si replica fino al primo dicembre
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