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Home Economia Italiana

Borse miste: dopo taglio tassi Fed si pensa già a gennaio

di Redazione Espresso Italia
13/12/2025
Borse miste: dopo taglio tassi Fed si pensa già a gennaio

Settimana con segni opposti per le principali borse europee, dopo che la Federal Reserve ha tagliato i tassi di interesse come previsto: ora la palla passa ai dati del mercato del lavoro in uscita il 16 dicembre e il 9 gennaio, dati che saranno determinanti per la prossima decisione.
Federal Reserve con occhi da falco, ma cuore da colomba
Nonostante tre membri contrari, la banca centrale USA ha tagliato i tassi di 25 punti base e, se da un lato ha fatto capire che all’inizio del 2026 metterà in pausa il ciclo di tagli dei tassi, dall’altro il consenso all’interno del FOMC latita: lo stesso numero di policymaker prevede zero tagli, un taglio o due tagli nel corso del prossimo anno — senza considerare chi ha fatto previsioni più estreme.
La discussione è vibrante, sottolinea spiega Bret Kenwell, US Investment analyst di eToro, ed è probabile che così rimanga, date le tensioni in essere tra i due obiettivi della Fed: stabilità dei prezzi (inflazione), che al momento vedono rischi al rialzo; e piena occupazione (mercato del lavoro), che invece mostra una potenziale debolezza. Ad oggi, Powell ha sottolineato che nessun membro del comitato prevede rialzi dei tassi come scenario base da qui in avanti. Escludere i rialzi consente alla Fed di mantenere un’impostazione morbida e porta gli investitori a considerare il prossimo taglio come una questione di “quando, non se”, anche se potrebbero volerci ancora diversi meeting. L’assenza di un tono realmente “hawkish” e il terzo taglio consecutivo potrebbero preparare il terreno a un possibile rally di fine anno delle azioni, a patto che i dati macro della prossima settimana non interrompano lo slancio positivo.
Petrolio sotto pressione, Trafigura teme l’eccesso di offerta
Il mercato del petrolio si trova di fronte a un possibile eccesso di offerta che potrebbe comprimere ulteriormente i prezzi. Secondo il trader globale di materie prime, Trafigura, l’arrivo di nuove forniture sul mercato rischia di scontrarsi con una crescita della domanda più debole, creando uno scenario di “super glut”.Trafigura sottolinea che il settore dovrà affrontare un contesto complesso, in cui le decisioni di politica energetica e le dinamiche macroeconomiche, dai tassi d’interesse alle tensioni commerciali, giocheranno un ruolo cruciale nel determinare l’equilibrio tra domanda e offerta.Che sia un eccesso o un super eccesso, sarà piuttosto difficile uscirne”, ha dichiarato Saad Rahim, capo economista di Trafigura.
Il 2025 di Bitcoin tra alti e bassi, rischio di un finale in calo
Il 2025 si è rivelato un anno turbolento per il Bitcoin, tra record storici e crolli improvvisi. Dopo aver toccato quota 126.000 dollari a ottobre, la criptovaluta più famosa al mondo è scivolata bruscamente, complice l’annuncio di nuovi dazi da parte del presidente USA Donald Trump e le tensioni sui mercati globali.La correlazione tra Bitcoin e i principali indici azionari si è rafforzata: le oscillazioni della moneta digitale hanno seguito da vicino l’umore degli investitori, influenzato da timori su tassi d’interesse, dazi e la possibile bolla dell’AI.Il crollo di ottobre ha innescato liquidazioni per oltre 19 miliardi di dollari, la più grande nella storia del mercato crypto. Da allora, il Bitcoin fatica a riprendersi e, a novembre, ha registrato la peggior perdita mensile dal 2021.Gli analisti stimano una probabilità del 15% che il prezzo scenda sotto gli 80.000 dollari entro fine anno, segnando il primo calo annuale dal 2022. Le previsioni ottimistiche, con target fino a 200.000 dollari, entro la fine del 2025, sembrano ormai lontane, mentre alcuni parlano di un possibile “bitcoin winter”.
Yen sotto pressione: il cambio con lo yuan riaccende i timori inflattivi
Lo yen ha toccato un minimo record contro lo yuan offshore, alimentando timori di inflazione importata in Giappone, dove la normalizzazione della politica monetaria procede con estrema cautela. La valuta nipponica si è indebolita anche rispetto allo yuan onshore, più controllato dal governo, avvicinandosi ai livelli più bassi dal 1992. Lo yuan offshore è stato introdotto nel 2010.La Bank of Japan (BoJ) resta prudente, mentre le fragilità fiscali continuano a pesare. La debolezza dello yen non riguarda più solo il dollaro e l’euro, ma si estende anche alle valute di partner commerciali chiave come Cina e Australia. Questo mantiene il tasso di cambio reale effettivo vicino ai minimi pluridecennali, amplificando i rischi di rincari sui beni importati dalla Cina, principale fonte di approvvigionamento per Tokyo.Il mercato sconta con il 92% di probabilità un rialzo dei tassi di 25 punti base nella prossima riunione della BoJ. Tuttavia, gli investitori mantengono posizioni ribassiste sullo yen, convinti che i rendimenti giapponesi resteranno ben al di sotto di quelli statunitensi anche dopo un eventuale intervento.Sul fronte cinese, restano dubbi sulla tolleranza di Pechino verso un rafforzamento duraturo dello yuan. Una valuta più forte favorisce i flussi di capitale e gli obiettivi di apertura finanziaria, ma rischia di penalizzare le esportazioni, pilastro dell’economia. Gli operatori guardano ora alle prossime mosse della People’s Bank of China, chiamata a decidere se lasciare che i guadagni dello yuan offshore si riflettano nei fixing ufficiali o se intervenire per limitarne l’apprezzamento.
Argento a nuovi record
L’argento tocca un nuovo record e si porta a 62,88 dollari l’oncia dopo il taglio dei tassi da parte della Federal Reserve e le prospettive per il 2026. Il metallo prezioso ha, poi, ripiegato a 62,07 dollari.I toni più da falco hanno fatto arretrare, invece, il prezzo dell’oro: il contratto spot viaggia in calo dello 0,3% a 4.216 dollari l’oncia.
La performance settimanale delle borse
La migliore performance della settimana viene registrata dalla piazza di Francoforte che guadagna l’1,2%. Madrid sale dello 0,6% mentre Milano lima lo 0,01%. Restano indietro Parigi e Londra che scivolano entrambe dello 0,6%. Il finale si prefigura contrastato anche per la borsa di Wall Street.
I migliori e peggiori a Piazza Affari
A Piazza Affari, best performer è Fincantieri che porta a casa un +6,9%. Rialzi di oltre il 6% anche per MPS, mentre Cucinelli e Campari salgono del 3%. La peggiore performance viene registrata da Ferrari (-7%) che ha incassato vari tagli al target price da parte di alcuni analisti. Giù del 3% Tenaris.

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