Il settore delle calzature italiano, tra le più conosciute eccellenze italiane nel mondo, sta attraversando un periodo difficile, con una crisi che si conferma anche nel primo semestre del 2024. I dati indicano un calo di fatturato determinato da un crollo delle esportazioni, che sfiora la doppia cifra nel confronto con il 2023.
I problemi derivano soprattutto dal forte calo della domanda estera e dalla dipendenza che l’intero settore ha dalle esportazioni. Il saldo commerciale è rimasto positivo di diversi miliardi di euro anche in questa congiuntura negativa, ma è un dato che va analizzato anche alla luce di un netto calo delle importazioni.
La crisi delle calzature italiane
Il settore delle calzature italiano è in crisi da diverso tempo. La situazione molto difficile è confermata dai dati riportati nell’indagine realizzata dal Centro studi Confindustria accessori moda per Assocalzaturifici. Quasi tutte le metriche industriali riferibili al segmento sono in negativo rispetto alle performance del 2023. Il fatturato è in calo del 9%, mentre cala in valore dell’8,5% e in quantità del 6,8% nei primi sei mesi del 2024.
Crolla la produzione industriale, con un calo che sfiora il 20% (19,5%), dato che seppur seguendo la tendenza italiana di riduzione, avanza a un passo largamente maggiore di quello degli atri settori. Scendono anche i consumi delle famiglie italiane, che rimangono però marginali per importanza rispetto a quelli esteri per questo settore.
“La fase di debolezza della domanda frenata da una minor propensione all’acquisto da parte dei consumatori, dal rallentamento di diverse economie, non solo quella cinese, e dall’incertezza legata alle turbolenze geopolitiche in diverse aree del pianeta, ha fortemente penalizzato gli ordinativi, non risparmiando neppure il lusso”, commenta Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici.
“La congiuntura negativa sta avendo forti ripercussioni sui ritmi produttivi delle aziende, che hanno amplificato il ricorso alla cassa integrazione. Crescono inoltre i saldi negativi nel numero di addetti ed imprese attive rispetto allo scorso dicembre” ha poi concluso la presidente, sottolineando l’impatto di questa crisi anche sul lavoro e sul tessuto sociale che si basa sulle aziende calzaturiere italiane e sui loro distretti produttivi.
Il crollo della domanda in Cina e le sue conseguenze per il settore
Le ragioni di questa crisi stanno soprattutto nelle difficoltà riscontrate dal settore nell’esportazione. Come detto i volumi sono calati del 6,8% mentre il valore dell’8,5%. Una crisi che colpisce tutte le aziende, anche quelle del lusso, solitamente immuni da questo tipo di rallentamenti congiunturali. Il problema sta, come spesso accade per diversi ambiti industriali nell’ultimo periodo, nella debolezza dell’economia cinese.
La Cina è il primo mercato di riferimento per il settore calzaturiero italiano. Il 54,6% delle scarpe e degli altri prodotti del settore che vengono esportati dall’Italia finisce nei negozi di Pechino e delle altre città del Paese, con una clientela che è soprattutto di classe media o elevata, arricchitasi negli ultimi anni di boom economico. Se si considera che l’85% dei prodotti del calzaturiero italiano vengono esportati, si può comprendere quanto la salute dell’economia cinese impatti su quella del settore. Di recente però la Cina, dopo anni di lockdown forzato, ha fatto registrare una serie di dati deludenti.