Fenice, la società partecipata e fino al 2023 guidata da Chiara Ferragni, chiude l’anno con una perdita di circa 6 milioni di euro. A questi si somma un rosso cumulato che raggiunge i 10 milioni al 30 novembre scorso. Una situazione finanziaria che ha spinto la società a convocare per inizio settimana un’assemblea straordinaria degli azionisti.
Sul tavolo c’è un aumento di capitale per tentare il salvataggio. Parteciperanno il primo socio Paolo Barletta, tramite la holding Alchimia, e Pasquale Morgese, con cui i rapporti sarebbero tesi da tempo.
Fenice in perdita: la situazione economica
Fenice, la società che gestisce i brand di Chiara Ferragni, ha registrato un risultato economico negativo per 6 milioni di euro nel solo 2023.
A pesare sui conti ci sono stati diversi accantonamenti, predisposti dall’attuale amministratore unico Claudio Calabi, nominato lo scorso novembre con il compito di gestire il risanamento della società.
Gli accantonamenti riguardano potenziali contenziosi legali e la perdita di valore dei marchi gestiti. Il bilancio al 30 novembre 2024 indica un rosso cumulato di 10 milioni di euro, e i ricavi, già in calo, hanno subito un’ulteriore contrazione nei primi mesi del 2024.
Verso l’aumento di capitale
Lunedì 10 marzo è in programma l’assemblea ordinaria e straordinaria degli azionisti di Fenice. Il principale punto all’ordine del giorno riguarda un aumento di capitale di diversi milioni di euro, necessario per rimettere in sicurezza la società.
La partecipazione di Pasquale Morgese resta un’incognita: già in passato aveva manifestato posizioni critiche e potrebbe non votare o addirittura impugnare il bilancio.
Nel frattempo, il socio di maggioranza Paolo Barletta, tramite Alchimia, dovrebbe sostenere l’operazione. L’accordo tra i soci è però tutt’altro che scontato.
Il peso del pandorogate
Lo scandalo del pandoro, che ha portato al recente accordo tra Chiara Ferragni e Codacons, ha segnato profondamente la reputazione e le attività commerciali della società. A fine 2023, Fenice è stata sanzionata e ha visto una drastica riduzione delle vendite e degli introiti derivanti dalle partnership commerciali.
Per questo l’obiettivo a breve termine sembra essere ridimensionare Fenice, riportandola su una scala più contenuta e focalizzata su progetti selezionati.
Il piano di risanamento guidato da Claudio Calabi punta alla ricostruzione del valore aziendale, ma gli analisti stimano che la crisi innescata dal pandorogate potrebbe lasciare strascichi difficilmente recuperabili.