Prosegue il nostro approfondimento sul tema della spesa per la Difesa. Il governo infatti cerca risorse un po’ ovunque per incrementare la Difesa e rispondere alla promessa fatta alla Nato. Si scopre così che tra gli allegati alla legge di Bilancio, ora in esame al Parlamento, ci sono una serie di investimenti nella Difesa tra missili, caccia, elicotteri, fregate e blindati. Incrociando i dati degli allegati e dell’ultimo Documento programmatico di finanza pubblica, si scopre che nel triennio 2026-2028 il settore della difesa assorbirà il 40,9% della previsione del ministero delle Imprese e del Made in Italy. In cifre: sui 25,16 miliardi di euro, allo sviluppo della difesa andranno 10,29 miliardi di euro.
La motivazione è all’interno del documento programmatico stesso, che spiega che il settore è ormai fondamentale: “Per contribuire al rafforzamento della capacità di difesa europea e al consolidamento del pilastro europeo della Nato, l’Italia sta assumendo un ruolo attivo nell’aumento degli investimenti nel settore della difesa, nella maggiore integrazione industriale e nel sostegno a programmi congiunti di ricerca e sviluppo”. Ma questo lo sappiamo già: facendo i conti, nei prossimi 15 anni l’Italia spenderà oltre 130 miliardi di euro. Non si tratta però di un solo documento che presenta un’unica grande spesa, ma dell’insieme di diversi investimenti, come emerge ora dalle tabelle negli allegati del disegno di legge di Bilancio.
Il bilancio per la Difesa
Ogni nuova spesa per la Difesa del Paese sembra avere contorni sfumati, quantomeno le cifre e dove finiscono gli investimenti si trovano all’interno di allegati, tabelle lunghissime e piene di numeri, difficili da leggere per il grande pubblico. Nel corso degli ultimi mesi abbiamo quindi analizzato in che modo la Manovra 2026 avrebbe cambiato gli investimenti nella Difesa. Al momento la legge di Bilancio si trova al Parlamento e dagli allegati è stato possibile visionare l’allocazione di fondi riguardanti l’ambito della Difesa e degli armamenti.
È bene però ricordare, come fa l’Osservatorio Milex, che gli stanziamenti in Difesa di questa legge di Bilancio vanno considerati al netto dei già ingenti aumenti di spesa militare – i quasi 23 miliardi del prossimo triennio – previsti dal Documento di programmazione finanziaria pluriennale varato a inizio ottobre. Stanziamenti che diventeranno effettivi solo quando l’Unione Europea certificherà l’uscita dell’Italia dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo.
Detto questo, il bilancio del ministero della Difesa è il punto di partenza per realizzare la stima delle spese militari. Per il 2026, il bilancio è di 32 miliardi di euro (+3,52%). Secondo Milex, però, vanno fatti alcuni calcoli attraverso le spese previste dal bilancio del ministero della Difesa. Facendo i conti su carabinieri, esercito e diversi altri programmi, si arriverebbe a un totale di 34.998.248.411 euro.
Il coinvolgimento dell’industria
C’è un altro aspetto che va tenuto in considerazione, ovvero la maggiore integrazione industriale e il sostegno a programmi congiunti di ricerca e sviluppo. Se la Difesa da sola ha la cifra che abbiamo citato, gli altri calcoli sono più difficili da fare perché prevedono lo spostamento di investimenti in altri settori.
Carmine Fotina, sulle pagine del Sole 24 Ore, spiega che le nuove cifre investite dall’Italia vanno rilette guardando l’intero andamento dell’industria negli ultimi decenni. Questa ha perso vocazione in settori come informatica e telecomunicazioni e si è ridimensionata in altri, come gli elettrodomestici. Inoltre vive due profonde crisi: l’automotive e la siderurgia. Conseguenza indiretta è quindi la politica industriale e il sistema di incentivazione, discontinuo o modificato anno dopo anno e di fatto condizionato dalle coperture finanziarie.
Il budget del ministero che rappresenta l’interesse dell’industria diventa così il veicolo ideale per finanziare gli investimenti nella difesa grazie a player di peso come Leonardo e Fincantieri. Da qui lo spostamento di una parte dei 25 miliardi del ministero delle Imprese e del Made in Italy alla Difesa.
Cosa ci dicono gli allegati alla legge di Bilancio
Entrando più nel dettaglio, le singole tabelle mostrano quali sono le risorse triennali integrate dal 2028 in avanti (parte dei 139 miliardi dei prossimi 15 anni). Si tratta di finanziamenti pluriennali autorizzati anche da leggi precedenti che includono interventi nel contesto di partecipazione alla Nato, all’Unione Europea e all’Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti (OCCAR).
Inizia così la lunga lista di finanziamenti allo sviluppo e all’acquisizione di sistemi militari. Per esempio, con oltre 7,3 miliardi a valere sulle leggi dal 1997 al 2019 vengono finanziati e acquistati:
caccia Eurofighter Typhoon;
unità navali della classe FREMM;
sviluppo del missile Aster 30 Block 1 NT;
sviluppo del sistema missilistico di difesa antimissile e antiaereo FSAF PAAMS;
programma aerospaziale Sicral 3;
aereo da addestramento M-346;
elicottero NH90;
elicottero da esplorazione e scorta NEES;
missile antinave pesante MBDA Teseo MK/2E;
sviluppo e acquisizione di veicoli blindati VBM 8×8 Freccia;
nuovo blindo Centauro II;
sviluppo di dotazioni per la ricerca e il salvataggio in contesti ostili.
Dalla legge di stabilità 2013 arriva invece l’acquisizione di:
1 unità da trasporto e sbarco;
6 pattugliatori polivalenti d’altura;
1 unità di supporto logistico;
2 unità ad altissima velocità;
1 unità operativa nell’ambito del Programma navale per la tutela della capacità marittima della Difesa;
unità per il progetto Near Future Submarine.
Infine, la legge 808 del 1985 finanzia investimenti nell’aeronautica, la finanziaria del 2007 permette l’acquisto e l’ammodernamento dei veicoli Tornado IDS ed ECR, mentre il decreto 321/1996 permette l’autorizzazione di spesa per gli aerei da addestramento M-345.











