Settimana interlocutoria per i mercati finanziari. La stagione delle trimestrali è ormai agli sgoccioli e il focus degli investitori è ritornato sulle banche centrali, in particolare, la Federal Reserve e la Banca centrale europea. Nel mese di dicembre, le due istituzioni più importanti potrebbero continuare a tagliare i tassi di interesse di riferimento. Anche il fronte geopolitico col riacutizzarsi delle tensioni tra Russia e Ucraina ha contribuito a tenere sotto scacco i listini azionari.
Lo scenario macroeconomico e le banche centrali
Sul fronte macroeconomico, deludente il dato sull’andamento dell’attività produttiva nell’Eurozona, che, peraltro, ha fatto scivolare l’euro ai minimi da novembre 2022 sul dollaro, sulla scommessa che la Banca centrale europea a dicembre varerà un taglio del costo del denaro di 50 punti base. Gli investitori cercavano indizi sulle decisioni della BCE, nelle parole di Christine Lagarde, che intervenuta a un congresso a Francoforte ha, tuttavia, glissato sul tema dei tassi e si è concentrata sul tema dell’unione dei mercati di capitali. L’ufficio federale tedesco ha abbassato la stima del PIL della Germania del terzo trimestre allo 0,1% dal precedente 0,2%. In Gran Bretagna, il dato sull’inflazione di ottobre, secondo gli addetti ai lavori, probabilmente non spingerà i membri della Banca d’Inghilterra verso un ulteriore taglio dei tassi, durante le prossime riunioni. Le stime sono di un ritmo di tagli dei tassi della BoE, nel 2025, molto più contenuto rispetto a quanto previsto in precedenza. Dichiarazioni contrastanti sono, invece, arrivate oltreoceano, dove Michelle Bowman ha detto che bisogna adottare un approccio cauto e preferisce abbassare gradualmente il tasso di riferimento, mentre Lisa Cook ha usato parole più accomodanti.
Euro a minimi su dollaro e petrolio in crescita
L’euro scivola ai minimi contro il dollaro da fine novembre 2022 dopo la diffusione degli indici PMI nell’Eurozona che hanno mostrato una debolezza sia nella manifattura sia nei servizi a novembre.
Il Bitcoin si prepara a toccare i 100mila dollari
Il Bitcoin prosegue la marcia, inarrestabile, verso la soglia dei 100.000 dollari, mai toccata in precedenza. La criptovaluta che ha sfondato anche la barriera dei 99.000 dollari, prosegue il rally iniziato con l’elezione di Donald Trump alla presidenza americana che si è sempre mostrato estremamente favorevole alla criptovaluta e ha promesso norme molto favorevoli.
Tra le commodities, il petrolio è tornato a correre sulla prospettiva di una deriva della guerra fra Russia ed Ucraina e all’escalation di tensioni degli ultimi giorni. I prezzi del greggio si sono riportati così al di sopra dei 70 dollari al barile, a dispetto dei fattori ribassisti che ne avevano fatto scendere i prezzi nei mesi precedenti. Le tensioni geopolitiche fanno schizzare l’oro sopra i 2.700 dollari l’oncia. Secondo UBS, il metallo giallo potrebbe salire fino a 2.900 dollari l’oncia entro la fine del prossimo anno, un’analisi che rispecchia le previsioni di Goldman Sachs.
La performance settimanale delle borse
La palma dei rialzi in questa settimana, piuttosto contrastata, viene conquistata dalla borsa londinese con l’indice FTSE 100 che porta a casa un progresso del 2,3% seguita da Madrid che guadagna l’1,05%. Rialzi frazionali sono stati messi a segno da Francoforte (+0,31%) mentre Parigi segna un -0,78%. Pesante la discesa del listino milanese, con il FTSE MIB che lascia sul terreno il 2,5%, in attesa, in tarda serata, del giudizio che esprimerà Moody’s sul debito pubblico italiano. Il finale si prepara a due velocità per Wall Street, con gli indici americani che mostrano segni contrastanti.
I migliori e peggiori a Piazza Affari
Fra i migliori peggiori della settimana, si segnalano le banche, per le scommesse su un intervento deciso della BCE per ridurre i tassi. In particolare soffrono Unicredit e Intesa Sanpaolo in calo rispettivamente dell’8% e 6%. Fuori del comparto bancario, giù anche Technoprobe che scivola del 5%. Dal lato dei ribassi, si posizionano le Generali che guadagnano oltre il 4%. Seguono Saipem (+3,7%) e Tenaris (+2,4%).