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Mercati negativi, inflazione guida BoE: tassi invariati, ma scenario resta aperto

di Redazione Espresso Italia
08/11/2025
Mercati negativi, inflazione guida BoE: tassi invariati, ma scenario resta aperto

Settimana negativa per le principali borse europee, con le banche centrali che sono tornate ancora una volta protagoniste. In particolare, la Bank of England che ha lasciato invariati i tassi di interesse al 4%, come previsto dagli analisti. Nel frattempo, la stagione delle trimestrali prosegue senza sosta, mentre lo shutwdown governativo, ancora non concluso negli USA, inizia a far soffrire l’economia a stelle e strisce. Il blocco delle attività federali, ha impedito la pubblicazione del report sul mercato del lavoro di ottobre. Gli ultimi aggiornamenti sono giunti dal rapporto ADP, che ha mostrato un aumento contenuto delle assunzioni nel settore privato, e dal rapporto Challenger, che ha segnalato oltre 153.000 licenziamenti, record degli ultimi 22 anni per il periodo, dovuti principalmente all’intelligenza artificiale.
BoE cauta sui tassi
Il Comitato di Politica Monetaria (MPC) della BoE, con una votazione molto risicata, ha lasciato invariato il tasso di riferimento al 4,0%. Solo cinque membri su nove hanno optato per mantenerlo invariato, mentre quattro erano favorevoli a un taglio di 25 punti base. L’MPC ha riconosciuto i progressi nella disinflazione di fondo e si aspetta che continuino, ritenendo che l’inflazione complessiva abbia raggiunto il picco. Inoltre, ritiene che i rischi siano ora più bilanciati, ma ha sottolineato che sono necessarie ulteriori evidenze. L’orientamento, spiega Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, rimane verso tassi più bassi, ma l’entità delle riduzioni future “dipenderà dall’evoluzione delle prospettive sull’inflazione”. Le previsioni aggiornate indicano che l’inflazione scenderà al 2% entro due anni, assumendo una riduzione del tasso chiave fino al 3,5%. Nel frattempo, il ministro delle finanze sta pensando a misure drastiche per contenere la spesa pubblica e ridurre al contempo il debito della Gran Bretagna.
Fed divisa su taglio a dicembre
La riunione della Fed della scorsa settimana è stata nel complesso piuttosto hawkish, con il riconoscimento che il mercato del lavoro sta rallentando, ma non in modo allarmante, in gran parte a causa di un drastico calo dell’offerta di manodopera dovuto alle restrizioni all’immigrazione.
Nel complesso, spiega Stephanie de Torquat, chief economist di Axiom Alternative Investments, la Fed continua ad affrontare rischi su due fronti – l’inflazione sotto pressione a causa dei dazi e il rallentamento del mercato del lavoro – e deve adottare un approccio equilibrato nel promuovere entrambi gli aspetti del doppio mandato. All’interno del Comitato ci sono opinioni fortemente contrastanti per dicembre, quando un taglio è tutt’altro che scontato.
Impatto dello shutdown: l’assenza di dati aumenta l’incertezza
Powell ha ammesso che al momento non è possibile avere un quadro preciso della situazione economica, ma, se ci fosse un cambiamento significativo nell’economia, la Fed sarebbe in grado di coglierlo. Ma Powell, sottolinea de Torquat, ha anche fatto un paragone significativo, che indica la crescente probabilità che non vi sia nessun taglio dei tassi a dicembre: “se guidi nella nebbia, rallenti”. In altre parole, l’assenza di dati macro non impedisce alla Fed di cogliere notizie negative sull’economia che siano evidenti, ma potrebbe renderla più cauta nelle sue mosse. Quindi, in assenza di un segnale negativo chiaro, lo shutdown sta probabilmente rendendo la Fed più “falco”, il che è in qualche modo controintuitivo dato l’impatto economico teoricamente negativo dello shutdown.
Eurozona: la manifattura riparte, ma la Francia rallenta il passo
Confermato in recupero a 50 punti l’indice PMI manifatturiero dell’Eurozona relativo al mese di novembre, che recupera la soglia chiave dei 50 punti che denota espansione dell’attività. L’indicatore dello stato di salute del settore manifatturiero si è attestato infatti a 50 punti, in linea con la stima preliminare che aveva superato le attese degli analisti (49,8), e si confronta con i 49,8 punti del mese di ottobre. “Allungando per l’ottavo mese consecutivo l’attuale fase di espansione, ad ottobre, la produzione manifatturiera dell’eurozona è cresciuta ancora una volta. Il ritmo di crescita è tuttavia rimasto lieve a causa della stagnazione dei nuovi ordini e del calo occupazionale”, spiega S&P Global che mensilmente pubblica l’indagine sui direttori acquisto della Zona Euro. “Guardando al futuro, le aziende manifatturiere dell’area dell’euro hanno espresso ottimismo riguardo a un aumento dei livelli di produzione nei prossimi 12 mesi. Le aspettative sono però leggermente calate nel corso del mese e sono risultate deboli rispetto agli standard storici”. A livello nazionale, due Paesi hanno fatto meglio delle attese: la Francia ha visto salire il PMI manifatturiero a 48,8 punti da 48,3 e l’Italia a 49,9 punti da 49 (era atteso 49,3). La Germania invece ha visto confermato un PMI manifatturiero di 49,6, in linea con le attese. “La situazione di tensione politica in Francia non solo sta chiaramente favorendo al relativo nuovo calo della produzione, ma si riflette anche in una notevole contrazione dell’indice riguardante alla produzione futura, sottolinea Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso la Hamburg Commercial Bank, aggiungendo che la Francia, che è uno dei principali partner commerciali, sta frenando in modo significativo la domanda di beni industriali negli altri paesi dell’eurozona”.
Petrolio, l’Opec+ annuncia nuovi aumenti produttivi
L’Opec+ prosegue con strategia di aumenti produttivi che punta a riassorbire i precedenti tagli produttivi di 1,65 milioni di barili decisi a marzo 2023 (arrivati fino a 2,2 milioni di barili a novembre 2023). Quest’ultimo aumento di 137 mila barili, il terzo consecutivo, è in linea con le variazioni decise nei mesi scorsi e con le attese degli analisti e conferma la strategia di cauto e progressivo aggiustamento produttivo deciso da otto membri del cartello, inclusa la Russia. Alla luce delle prospettive economiche globale stabili e degli attuali solidi fondamentali del mercato, di riflesso delle basse scorte di petrolio, gli otto paesi partecipanti (Arabia Saudia, Russia, Iraq, Emirati Arabi, Kuwait, Kazakhstan, Algeria e Oman) hanno deciso di attuare un aggiustamento della produzione, in linea con le attese, che sarà attuato a partire dal 1° dicembre 2025.
L’oro può toccare 4.500 dollari nel 2026
Secondo Morgan Stanley l‘oro può toccare 4.500 dollari per la fine del primo semestre 2026. “La recente dinamica dei prezzi ha spinto l’oro in territorio di ipercomprato in base all’indice di forza relativa, ma la successiva correzione lo ha portato a un livello più sano, probabilmente ripulendo il posizionamento”, si legge in un report dell’istituto americano che ha comunque avvertito che permangono rischi al ribasso, Le quotazioni del metallo sono salite di oltre il 54% nel 2025, aggiornando più volte i massimi storici.
La performance settimanale delle borse
La peggiore performance della settimana viene registrata dalla piazza di Parigi in ribasso del 2,5%. Giù di oltre 2 punti percentuali anche la borsa di Francoforte, mentre il listino di Milano limita la discesa allo 0,6%. Londra e Madrid cedono lo 0,8% circa. Il finale si prefigura in calo anche per la borsa di Wall Street, con i timori degli investitori di una bolla per i titoli legati all’AI e agli effetti sul mercato del lavoro.
I migliori e peggiori a Piazza Affari
A Piazza Affari, la peggiore performance viene registrata da Nexi in discesa del 13%, complice la guidance sul margine EBITDA rivista al ribasso in occasione della pubblicazione, durante l’ottava,dei conti dei primi nove mesi. Tra i peggiori anche Fincantieri, Lottomatica e Technoprobe, tutti in discesa del 9%. Best performer, invece, è Moncler che guadagna il 5,8%, seguita da Fineco (+5,7%). Bene, inoltre, A2A (+4,6%), promossa dagli analisti e sostenuta dalle attese di nuove operazioni di consolidamento nel settore delle telecomunicazioni europeo.

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