Confesercenti ha denunciato al Governo la situazione dei consumi al dettaglio in Italia, che negli ultimi anni è peggiorata soprattutto a causa della diffusione della concorrenza dell’e-commerce. Secondo gli ultimi dati, nel 2024 i consumi degli italiani saranno inferiori di 3,2 miliardi rispetto alle stime del Documento di economia e finanza stilato dall’esecutivo.
Il quadro sul lungo periodo è ancora più grave per gli esercenti. In 10 anni il numero di negozi e attività commerciali al dettaglio è diminuito di 140mila unità, con picchi di calo di oltre il 70% per alcuni settori più colpiti, come quello dei venditori ambulanti.
Crollano i consumi in Italia: l’allarme di Confesercenti
L’associazione di categoria dei negozianti al dettaglio, Confesercenti, ha lanciato un monito al Governo, che secondo i dati presentati avrebbe gravemente sovrastimato i consumi degli italiani nel 2024. Secondo quanto dichiarato dalla dirigenza dell’associazione, rispetto alle previsioni presenti nel Documento di economia e finanza di aprile, mancherebbero circa 3,2 milioni di euro.
Un problema a cui Confesercenti chiede soluzioni immediate. Più coesione politica e un abbassamento dei toni della retorica, per poter discutere della questione e trovare una soluzione in un quadro politico meno conflittuale. “La prima sfida è la crescita dell’economia, a partire dai consumi delle famiglie” afferma l’associazione, chiedendo risposte.
Da diversi anni il commercio al dettaglio in Italia soffre della popolarità degli acquisti online. Negli ultimi anni c’è stata una ripresa parziale rispetto soprattutto ai picchi della pandemia da Covid-19, ma il trend continua a essere negativo per i negozi fisici.
La presidente di Confesercenti Patrizia De Luise torna anche sul tema del poco accesso al credito per le piccole imprese: “Rimane un miraggio per molte piccole imprese. Per il 15% di quelle che fanno riferimento ai nostri settori, l’accesso ai finanziamenti è sistematicamente negato. In un anno, tra 2023 e 2024, i finanziamenti erogati dal sistema bancario sono diminuiti di quasi 30 miliardi”.
Spariscono i negozi: -140mila in 10 anni
La concorrenza del web ha portato in crisi i negozi di vicinato, con segnali che, con il passare degli anni, sono diventati trend difficili da invertire. Negli ultimi 10 anni sono spariti 140mila negozi, dei quali 46.500 erano attività di base, come alimentari o edicole. Scendono anche le nuove aperture, che passano dalle 10.500 del 2014 a meno della metà.
Tra le attività che soffrono di più questa crisi e che vedono meno aperture ci sono:
Le edicole e le rivendite di quotidiani: -72%
Le stazioni di rifornimento per il carburante: -72%
I negozi per prodotti per la cura della persona e l’igiene: -57%
I negozi di abbigliamento e calzature: -56%
La crisi più grave è però quella delle attività ambulanti. In 10 anni sono calate del 76%, passando da 15mila aperture l’anno a poco più di 3.500. In difficoltà anche i bar e i ristoranti, -40%. Unica eccezione a questa regola le attività ricettive, che invece sono esplose aumentando del 215%. Si tratta principalmente del risultato della diffusione di AirBnb e Booking come piattaforme con cui anche i privati possono facilmente avviare una struttura ricettiva anche soltanto con un appartamento a disposizione.