“Fuggisti lo straniero di te indegno. A me lascia la cura dell’avvenir”? Troppi stranieri, troppi che lo vogliono salvare? “Meglio salvarsi da soli”, non è passata inosservata la battuta di Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm, alla Prima della Scala di Milano. La lotta per l’indipendenza del Banco Bpm, tra cavalieri bianchi e poison pill, si fa sempre più intensa, con giorni difficili per il management della terza banca italiana. In un contesto di continue pressioni da parte di Unicredit e Crédit Agricole, l’Ad Giuseppe Castagna si trova a dover bilanciare il compito di salvaguardare l’autonomia dell’istituto con gli interessi degli azionisti. “Tra i due litiganti, il terzo cerca di salvare l’ indipendenza del Banco e la sua poltrona”, osserva l’analista Giorgio Vintani all’Adnkronos ma la strategia di stand alone ha una serie di frecce nella faretra dell’amministratore delegato. Ecco quali sono.
Le frecce nella faretra di Castagna..
Banco Bpm potrebbe cercare, dice Vintani, “un cavaliere bianco” a lui gradito, cioè una terza entità che lanci una acquisizione sul Banco promettendo di lasciare l’attuale team al comando, ma a questo proposito Banca Intesa si è chiamata fuori. Un’opzione molto più difficile, aggiunge, “perché richiederebbe l’assenso del Consiglio di Amministrazione, e quindi dei francesi, sarebbe la cosiddetta “poison pill”: un aumento di capitale riservato agli attuali azionisti a sconto sul corso borsistico, in modo da frazionare ulteriormente la loro posizione e aumentare la capitalizzazione di mercato e il costo di qualsiasi transazione ostile”. La terza opportunità, infine, può essere fare una acquisizione con una Ops su una banca target (per esempio il Monte Paschi), in modo da diluire l’azionariato e rendere il Banco più difficile (e più costoso) da acquisire.
Perché la banca francese potrebbe non essere un’amica..
La banca francese, sottolinea Vintani, è già il primo socio di Piazza Meda, ma l’azionariato è abbastanza diffuso da avere “cento padroni, nessun padrone”. Un rafforzamento della loro posizione potrebbe portare a scelte diverse da parte di Parigi, compresa l’installazione di un management amico. Ecco perché il Banco teme di avere in casa un socio forte e non amico, chiunque esso sia. (di A.Persili)