Una telefonata tra Stefano Di Stefano, direttore generale delle Partecipazioni del Mef e consigliere di Bmps, e Alessandro Tonetti, vicedirettore generale di Cdp, per sondare i rapporti tra quest’ultima e Mediobanca ed esprimere disappunto nei confronti della reazione di piazzetta Cuccia all’offerta pubblica di acquisto e scambio di Bmps.
La riporta il decreto di perquisizione e di sequestro dei magistrati milanesi che indagano sulla scalata di Mps a Mediobanca, da cui emergerebbe un ruolo nell’operazione del ministero dell’Economia che sta spingendo le opposizioni a chiedere un’indagine conoscitiva.
È il 17 giugno di quest’anno, nel bel mezzo del risiko bancario, quando Di Stefano e Tonetti, entrambi non indagati, si sentono al telefono. ‘Mediobanca sta facendo di tutto per contrast… per salvare il posto al suo amministratore delegato di fronte all’operazione con Monte dei Paschi… dobbiamo tenerne conto perché è un approccio molto antigovernativo’, osserva Di Stefano, che della banca di Siena è consigliere d’amministrazione dall’aprile 2022 e al Mef si occupa della gestione delle partecipazioni statali nelle società quotate e non quotate, supervisionando i processi di valorizzazione. ‘Non è che litighi soltanto col Tesoro, litighi con tutta la galassia!’, sembra dargli ragione Tonetti, a cui Di Stefano si era rivolto per sapere se Cdp avesse dei contratti in essere con Mediobanca. ‘Esatto, col governo tutto… tutte le società dello Stato’, osserva ancora Di Stefano.
Per i magistrati milanesi, che giovedì hanno fatto scattare le perquisizioni e i sequestri nei confronti dei tre indagati per aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza – l’imprenditore Francesco Caltagirone, il presidente di Luxottica e Delfin Francesco Milleri e l’ad di Monte dei Paschi di Siena Luigi Lovaglio -, quella telefonata dimostrerebbe il disappunto nei confronti della mossa difensiva di Mediobanca rispetto all’Ops ostile di Bmps del Mef che, sempre secondo i magistrati, avrebbe quindi avuto nell’operazione un ruolo, smentito con forza in queste ore da via XX Settembre.
Di Stefano non è l’unico dirigente del Tesoro a comparire nel decreto di perquisizione e sequestro, contro il quale è probabile che nei prossimi giorni i legali degli indagati ricorrano al Riesame. Nell’atto si cita infatti anche Francesco Soro, che al Mef è direttore generale dell’Economia dal maggio 2025, dopo una solida esperienza istituzionale maturata ricoprendo ruoli di rilievo tra Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, ministero dello Sviluppo Economico e presidenza del Consiglio dei ministri.
In una relazione inviata alla Consob, ‘in contrasto’ con le risultanze investigative, Soro – anche lui non indagato – ‘ha negato contatti o interlocuzioni con gli investitori che hanno poi acquisito partecipazioni mediante il terzo Abb’, procedura con cui nel novembre dell’anno scorso è stato dismesso il 15 per cento delle azioni di Rocca Salimberni detenute dal governo: pacchetto acquisito da Delfin, gruppo Caltagirone, Bpm e Anima.
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