Il consiglio di amministrazione di Mps ha rinnovato all’unanimità la piena fiducia all’amministratore delegato Luigi Lovaglio, confermando i requisiti di correttezza del banchiere, indagato dalla procura di Milano per la scalata a Mediobanca.
Il sostegno è stato espresso dal board guidato da Nicola Maione al termine di quella che è stata definita “una approfondita istruttoria” svolta nel corso della riunione durata poco più di tre ore.
La banca milanese controllata ormai all’86,3% da Siena ha firmato intanto gli accordi per l’uscita dell’ex amministratore delegato Alberto Nagel e del direttore generale Francesco Saverio Vinci. A ciascuno per la risoluzione del rapporto di lavoro vanno in tutto 5 milioni di euro ossia il tetto massimo previsto dalla politica di remunerazione dell’istituto che prevede il pagamento di 24 mensilità di stipendio con il limite appunto dei 5 milioni.
Oltre all’ammontare della buonuscita di 4,3 milioni per Nagel e di 4.625.000 per Vinci, al banchiere che è stato per tanti anni alla guida di Piazzetta Cuccia e che ha fatto di tutto per impedire che la banca finesse sotto il controllo del Monte dei Paschi sono stati riconosciuti anche 700.000 euro per gli impegni di non concorrenza per un periodo fra i sei e i dodici mesi dalla data della firma che è il 4 dicembre, a Vinci invece di 375.000 euro per un lasso di tempo inferiore, tre mesi. La somma concordata con Nagel si aggiunge ai 18 milioni di compensi che il banchiere andrà a incassare fino al 2032.
Si tratta della cifra, convertita da azioni in contanti, della remunerazione annuale del banchiere il cui pagamento era stabilito fosse differito nel tempo. Nella nota diffusa al termine della riunione a Siena il cda di Mps ha voluto sottolineare poi che riguardo al processo di aggregazione con Mediobanca l’attività dei gruppi di lavoro, che coinvolgono le prime linee di entrambe le banche “prosegue a pieno regime, con l’obiettivo di realizzare in tempi brevi le sinergie industriali e di accelerare la crescita e la creazione di valore”. Una precisazione che arriva per i timori diffusi sul mercato che la bufera giudiziaria, che vede indagati anche i maggiori soci, Francesco Gaetano Caltagirone e il presidente di Delfin, Francesco Milleri, possa rallentare il percorso.
Mps intanto ha chiuso ancora debole in Borsa ma ha limitato le perdite (-0,6% a 7,59 euro) mentre ha fatto peggio Mediobanca (-1,84% a 16,26 euro) per i diversi giudizi arrivati da Barclays. La banca inglese ha aumentato il target price del Monte dei Paschi da 7,8 a 8,2 euro mantenendo il giudizio ‘equal weight’. Ha invece tagliato il prezzo obiettivo di Mediobanca da 17,9 a 17,5 euro.
Gli analisti di Barclays considerano l’attuale quotazione di Siena “una valutazione interessante sia su base stand alone che alla luce di possibili operazioni di M&A”. Il prezzo delle azioni – hanno scritto in un report – è stato volatile influenzato dalle notizie relative alle indagini in merito a una potenziale manipolazione del mercato nel contesto dell’offerta su Mediobanca. Sebbene Mps non sia sotto indagine, Barclays ritiene che l’incertezza potrebbe persistere fino a quando il mercato non sarà in grado di escludere completamente impatti diretti o indiretti dalla vicenda.
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