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Home Mondo Economia

Quanto vale l’oro di Bankitalia e perché la Bce ha fatto un altolà

di Redazione Espresso Italia
08/12/2025
Quanto vale l’oro di Bankitalia e perché la Bce ha fatto un altolà

L’oro detenuto dalla Banca d’Italia nei suoi forzieri sotterranei e in altri paesi (il 43% è negli Stati Uniti), al centro del dibattito politico per un emendamento alla manovra di Fratelli d’Italia, “è proprietà dell’Istituto” ed “è parte integrante delle sue riserve in virtù del Trattato Ue e dello Statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Bce”. E’ quanto si legge nel sito dell’istituto centrale.
Ai valori attuali di mercato, vale 274 miliardi di euro grazie ai fortissimi aumenti di questi anni delle quotazioni. La Banca è istituto di diritto pubblico che opera nel pubblico interesse e la sua indipendenza è garantita da norme Ue e nazionali.    
Nel 2019 l’allora governatore Ignazio Visco sottolineò che “nessuno dei partecipanti al capitale di Banca d’Italia (banche, assicurazioni e casse di previdenza) può vantare diritti sulle riserve auree e valutarie dell’Istituto”.  
L’oro è espressamente incluso nella nozione di “attività di riserva in valuta dalla normativa comunitaria che ha disciplinato il trasferimento di attività della specie dalle Banche centrali alla Bce”.
Una parte dell’oro peraltro deve essere detenuta cautelativamente per soddisfare eventuali richieste da parte della Bcr di ulteriori conferimenti (cd further calls) ex art. 30 dello Statuto del Sistema europeo di banche centrali e della BCE. Alla fine degli anni ’90 la Banca d’Italia infatti conferì una parte delle riserve alla Bce in occasione dell’avvio dell’Unione economica e monetaria.    
Il nostro istituto centrale è il quarto detentore di riserve auree al mondo, dopo la Federal Reserve statunitense, la Bundesbank tedesca e il Fondo Monetario Internazionale.
Il quantitativo totale di oro di proprietà dell’istituto, come si legge nel sito della banca e nei bilanci, è pari a 2.452 tonnellate, costituito prevalentemente da lingotti (95.493) e per una parte minore da monete. La scelta di custodire l’oro anche presso altre banche centrali deriva anche da una strategia di diversificazione finalizzata alla minimizzazione dei rischi e di un più rapido utilizzo, in caso di necessità. Limitando i costi e i tempi legati al trasporto del metallo. E quindi se il 44% è in Italia il 43% è negli Stati Uniti, il 5,76% è nel Regno Unito e il 6,09% in Svizzera.     
Fra le curiosità storiche va ricordato il complesso recupero, nel dopoguerra, delle riserve sottratte dai nazisti nel 1943 (tornarono i 2/3 del totale rubato) o quando nel 1976 l’oro fu dato a garanzia di un prestito ricevuto dalla Bundesbank. Nel 2009 la Bce si oppose recisamente alla misura italiana di tassare le plusvalenze delle riserve.

L’altolà della Bce: “Non è chiara la finalità della norma sull’oro di Bankitalia”

Il 3 dicembre scorso la Bce è intervenuta sulla proposta di Fratelli d’Italia. “Non è chiaro alla Bce quale sia la concreta finalità della proposta di disposizione. Per questo motivo, e in assenza di spiegazioni in merito alla finalità della proposta di disposizione, le Autorità italiane sono invitate a riconsiderare la proposta di disposizione, anche al fine di preservare l’esercizio indipendente dei compiti fondamentali connessi al Sebc della Banca d’Italia ai sensi del Trattato”. E’ quanto afferma la Bce in un parere inviato al Mef nella serata di ieri, 2 dicembre, sull’emendamento alla manovra presentato da FdI sulle riserve auree di Bankitalia. Il parere è stato pubblicato sul sito della Banca centrale europea.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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