Le “ambiguità” della Lega, l’urgenza di “confermare il sostegno a Kiev”, procedendo anche con “l’acquisto di armi dagli Usa”, per evitare di fare “la solita figura da Italietta”. Mentre Matteo Salvini insiste sulla necessità di “fare chiarezza” sullo scandalo corruzione che ha toccato “gli amici di Zelensky”, le opposizioni vanno all’attacco chiedendo che il governo porti quanto prima in Parlamento il decreto legge che rinnova l’autorizzazione a inviare aiuti militari al Paese aggredito dalla Russia. Proprio nei giorni in cui la situazione al fronte, insieme ai problemi interni al governo ucraino, preoccupano non poco tutte le capitali europee, a partire da Roma.
Il leader leghista mantiene la sua posizione critica, pur sottolineando che il sostegno all’Ucraina è sempre stato “fuori discussione”. Soprattutto ora, gli fa eco – unico a parlare degli alleati di governo – il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, che “gli attacchi russi si sono fatti più intensi e più violenti”. Il resto della maggioranza tace, anche per evitare di sovrapporsi nelle ore in cui risuona il discorso molto intenso sulle guerre del presidente della Repubblica Sergio Mattarella da Berlino. Al suo rientro il Capo dello Stato domani presiederà il Consiglio supremo di Difesa che affronterà temi analoghi, Ucraina, Gaza, i rischi della guerra ibrida. E Giorgia Meloni ribadirà che la postura dell’Italia non cambia.
Per approfondire Agenzia ANSA Nuovi raid russi sull’Ucraina, ‘distrutta una centrale solare nella regione di Odessa’ – Notizie – Ansa.it Lo riferisce il governatore dell’Oblast. Attacchi notturni con missili e droni, ‘almeno 37 andati a segno’. I russi colpiscono i veicoli che cercano di entrare a Kupyansk (ANSA)
Certo lo scenario è quantomai incerto, i mal di pancia aumentano anche a Bruxelles, osservano ai piani alti del governo. Dove la polemica tutta interna italiana viene vista come l’ennesima “tempesta in un bicchiere d’acqua”, un “lento logorio” che però risponde più a esigenze di posizionamento, nel clima di campagna elettorale oramai perenne. Nessuno crede che davvero la Lega possa spingersi a non votare e d’altronde lo stesso Salvini, notano in diversi nella maggioranza, ripete che il suo partito è sempre stato “leale”. Salvo esprimere ad alta voce dubbi, soprattutto sulle armi, da cui non sono immuni nemmeno alcune aree delle opposizioni.
Il più battagliero rimane, on the record, Claudio Borghi, che non perde occasione di esternare il suo scetticismo e ingaggia un botta e risposta piuttosto ruvido pure con Guido Crosetto. Al ministro della Difesa non va giù la provocazione del leghista, che si chiede cosa faremmo in caso di attacco Usa al Venezuela.
“Mandiamo 12 pacchetti di armi a Maduro?” scrive il senatore su X. E Crosetto replica sottolineando le differenze tra i due scenari, perché gli Stati Uniti “non hanno mai invaso una nazione per occuparne stabilmente il territorio con la scusa che alcuni parlassero inglese”. In più, aggiunge il titolare della Difesa, in Russia “post come i tuoi fatti in dissenso da Putin non sarebbero possibili”.
Contro Borghi, sempre via web, arriva anche l’ironia del dem Filippo Sensi (“andrà a judo” mentre si vota l’appoggio militare alla “resistenza ucraina”) che chiede di portare subito in Parlamento il nuovo decreto. Su cui ancora non ci sarebbero “discussioni avviate” all’interno dell’esecutivo, nemmeno sulla possibilità di prorogare la cornice che consente l’invio di armi a cadenza “trimestrale”, anziché annuale. Solo “fantasie”, liquida l’ipotesi di stampa Salvini. Almeno per ora.
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