Gli esami universitari a distanza non devono essere considerati una soluzione temporanea, ma una risorsa strutturale e strategica del sistema accademico italiano. È questa la posizione condivisa da più esponenti della Lega, che intervengono nel dibattito sulla decisione ministeriale di bloccare le prove online per gli studenti delle università telematiche.
Durigon: «Gli esami a distanza sono una risorsa strutturale»
«Gli esami a distanza non devono essere considerati una misura straordinaria, ma riconosciuti come una risorsa strutturale e strategica all’interno del sistema universitario», afferma Claudio Durigon, Sottosegretario al Ministero del Lavoro, Senatore e Vicesegretario della Lega.
Durigon sottolinea come per migliaia di studenti lavoratori questa modalità rappresenti «uno strumento imprescindibile per conciliare il percorso formativo con le esigenze della vita professionale». Limitare o eliminare gli esami online significherebbe, secondo il sottosegretario, «escludere una parte significativa della comunità studentesca: persone che, con impegno e sacrificio, investono nel proprio futuro».
Il senatore leghista auspica che «il tavolo di lavoro avviato presso il ministero dell’Università e della Ricerca possa proseguire verso un orientamento favorevole», così da promuovere «un’educazione realmente inclusiva e innovativa». Durigon chiede inoltre un decreto di proroga immediata, «vista la difficile congiuntura economica e la condizione di precarietà che colpisce molti giovani», per garantire pari opportunità e tutelare il diritto allo studio.
Secondo il sottosegretario, un’eventuale restrizione «potrebbe portare a forme di protesta collettiva o class action», in un contesto di crescente fragilità socio-economica tra le nuove generazioni.
Toccalini: «Stop agli esami online è un passo indietro»
Sulla stessa linea interviene anche Luca Toccalini, deputato e coordinatore federale della Lega Giovani, che evidenzia come «lavoratori, mamme, persone con disabilità e studenti all’estero hanno scelto le università telematiche contando sulla possibilità di sostenere gli esami a distanza, in piena sicurezza e trasparenza».
Mantenere la modalità online, secondo Toccalini, significa «rafforzare il diritto allo studio e ridurre gli spostamenti di centinaia di chilometri, contribuendo concretamente alla sostenibilità ambientale». Cambiare le regole ora, aggiunge, «rappresenterebbe un passo indietro in una fase in cui la digitalizzazione sta avanzando con forza».
Il deputato confida nel lavoro del tavolo tecnico presso il Ministero dell’Università e della Ricerca, auspicando che «possa rivedere il blocco degli esami online introdotto dalla recente normativa». Toccalini definisce la misura adottata dalla ministra Bernini «non inclusiva e contraria al diritto allo studio e alla democrazia del sapere», penalizzando chi ha scelto un percorso telematico per conciliare studio, lavoro e famiglia.
«Imporre il ritorno obbligatorio in presenza rischia di colpire duramente oltre 350.000 persone, tra studenti iscritti e nuovi immatricolati», avverte il deputato, sottolineando che un simile cambiamento «potrebbe aumentare il tasso di abbandono universitario e peggiorare gli indicatori OCSE sull’istruzione terziaria in Italia». Toccalini conclude invitando a «guardare al futuro, a un’università più moderna, accessibile e sostenibile, capace di cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione, anziché restare ancorata ai limiti del passato».









