Dalla norma sulle “gravi ragioni di convenienza” per i magistrati ai poteri di impulso e al coordinamento sulle indagini che rientrano nel perimetro della sicurezza nazionale cibernetica, affidate alla Procura nazionale antimafia. Il nuovo ‘decreto cyber’ che approderà nelle prossime ore in Cdm conterrà una serie di provvedimenti, diversi tra loro, pronti a far discutere sia toghe che politici.
Secondo la bozza del documento, all’articolo 4 del decreto viene introdotta una nuova tipologia di illecito disciplinare per i magistrati, che si verificherebbe quando c’è “la consapevole inosservanza del dovere di astensione nei casi in cui è espressamente previsto dalla legge l’obbligo di astenersi o quando sussistono gravi ragioni di convenienza”.
In caso di azione disciplinare del ministro, come da prassi, spetterebbe poi alla sezione disciplinare del Csm decidere se infliggere una sanzione. L’introduzione del concetto ampio di “gravi ragioni di convenienza” – secondo fonti dell’esecutivo – fa seguito, tra le altre considerazioni, ad un’interpretazione già manifestata dalla maggioranza secondo cui il ministro debba avere la facoltà di promuovere azioni disciplinari quando un magistrato, che si occupa di determinate norme ed argomenti, prende posizioni pubbliche su quegli stessi temi. Il provvedimento ha già creato polemiche tra diverse correnti delle toghe, che temono una ‘legge bavaglio’ per i magistrati e hanno innanzitutto sollevato dubbi sull’urgenza di inserirlo in un decreto legge.
Il dl contiene però anche norme sul coordinamento delle indagini che rientrano nel perimetro della sicurezza nazionale cibernetica. Secondo il documento, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo eserciterà le funzioni di impulso nei confronti dei procuratori distrettuali per il coordinamento delle attività di indagine attraverso l’impiego della polizia giudiziaria su quei crimini cyber che riguardano l’accesso abusivo a un sistema informatico o telematico in sistemi informatici o telematici di interesse militare o relativi all’ordine pubblico o alla sicurezza pubblica o alla sanità o alla protezione civile o comunque di interesse pubblico. Se confermata, questa introduzione vedrebbe contrarie alcune componenti di governo come Forza Italia.
Per questo tipo di reati, la cui durata massima delle indagini preliminari è di due anni, viene inoltre introdotto l’arresto obbligatorio in flagranza e allo stesso modo sarà punito chi esegue questo tipo di ordine da un proprio superiore se è consapevole dell’illecito. Le pene già prevedono la reclusione da sei anni fino a ventidue anni in determinate circostanze.
Il decreto proroga anche l’incarico del commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, che resta quindi fino al 31 dicembre 2026: entro il 30 giugno di ogni anno dovrà trasmettere ai ministri di Giustizia, Infrastrutture ed Economia una relazione sullo stato di attuazione del programma.
Il provvedimento, di 12 articoli, contiene anche norme su crisi d’impresa e insolvenza, clausole d’invarianza finanziaria, disposizioni in materia di funzioni direttive di legittimità, proroga del termine per le elezioni dei consigli giudiziari e del consiglio direttivo della Corte di cassazione, disposizioni in materia di magistrati assegnati ai procedimenti in materia di famiglia, copertura degli obblighi assicurativi contro le malattie e gli infortuni in favore dei soggetti impegnati in lavori di pubblica utilità, disposizioni in materia di corsi di formazione per incarichi direttivi e semi direttivi e disposizioni in materia di funzioni e compiti dei giudici onorari di pace.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA